lunedì 21 giugno 2010

Matrioske impazzite

La notte dopo il mio compleanno ho fatto di nuovo un sogno assurdo. Per la seconda volta nel giro di pochi giorni... sogno che sto dormendo, che qualcosa mi sveglia, apro gli occhi, strizzo le palpebre per abituarmi alla luce, ma c'è penombra. Mi guardo intorno, sono a casa dei miei genitori, nella mia vecchia stanza. Dopo un secondo, mi sveglio nuovamente, tutto si ripete come un ciclo infinito, continuo a svegliarmi in quella stessa stanza, con poca luce, mezzo incosciente. Sembra reale. E avanti così, decine e decine di volte. Non pare esserci un perché, o un senso evidente del perché accada e continui ad accadere. Ed è come se la mia stessa memoria si cancellasse, ed io fossi una sorta di io-cosciente posto al di fuori del sogno che sappia quello che di inevitabile gli stia accadendo, ma che il massimo che abbia il potere di fare sia quello di stare a guardare impotente questo ritorno ciclico. Sogni dentro altri sogni, come matrioske impazzite. E all'improvviso il rituale si spezza, mi sveglio, per davvero stavolta, in un'altra stanza, quella vera. Ma è così simile al sogno che faccio fatica a rendermi conto che non sto più sognando. Buffo.
Penso che dovremmo cercare tutti un attimo che valga una vita. Sono cambiato tanto... eppure, come il sogno, a volte anche la vita ritorna, chiudendo il cerchio, su se stessa. Ma tornare nello stesso punto non vuol dire essere rimasti fermi. Si può andare avanti anche senza aver guadagnato nemmeno un pezzetto di strada, sì. E ci si può ritrovare lì, come prima, ma diversi da prima.