martedì 3 febbraio 2009

Nostalgie (parte I)

Un foglio sbiadito, piegato e perso in mezzo a un libro letto tempo fa. In basso la data, 2003.


"Non crederai davvero di passarla liscia."
"No", bisbigliò. Poi guardò meglio, e si accorse che Aaron stava inarcando le labbra in un sorriso appena accentuato. "Mi prendi in giro?"
"Smettila."
"No, smettila tu."
"Sei una bambina quando fai così, Kris."
"Non chiamarmi in quel modo" replicò in tono secco. Era piuttosto irritata, come se non bastasse il vento forte le sferzava il viso e le copriva con i capelli gli occhi, ormai quasi sul punto di lacrimare. Teneva le braccia conserte, nel tentativo di scaldarsi le mani, congelate dal freddo pungente e quasi insensibili, contro l'addome.
"Sai, no, che qualche giorno fa siamo stati chiamati dal preside, io e mio fratello." Rise divertito per un attimo, facendo spallucce. "Ci ha detto che è stata l'ultima goccia. Chissà che diamine voleva. Lo sai che ho fatto finta di essere serio, ma mi veniva da ridere, aveva un'espressione buffissima."
Restò a osservarlo mentre parlava e gesticolava, immobile e silenziosa, seduta su quel tronco fradicio. Una smorfia sarcastica, in aggiunta a un ironico - "bravi" - pronunciato con un filo di voce. Non era del tutto sicura che fosse riuscito a sentirla.
Aaron tornò serio abbastanza velocemente, giusto il tempo di mettere da parte quei pensieri divertenti, focalizzandosi su lei. Socchiuse un po' le palpebre. "Ma stai piangendo?"
"No."
Portò una mano al suo viso, sfiorandole la guancia umida con il palmo e le dita aperte. Cercò di spostarle quelle fastidiose ciocche svolazzanti dietro l'orecchio, per scoprirle il volto, ma in pochi secondi uno spiffero d'aria vanificò il gesto. La ragazza non si scompose di una virgola, mantenendo lo sguardo in basso, sulla sabbia bagnata. "Adesso ricominci con la solita storia che io non so capirti, immagino" incalzò lui, ritraendosi e incrociando le braccia al petto.
Gli lanciò uno sguardo di stizza, e "ho saputo che andrai a Jelgava l'anno prossimo" si limitò ad aggiungere brevemente.
"Chi te l'ha detto?"
"Non importa."
"Non farmi arrabbiare, ti ho già detto che non sopporto quando gli altri hanno la pretesa di decidere cosa sia o non sia importante per me."
"Perché non me l'avevi detto? Che aspettavi?"
Si interruppe prima di emettere alcun suono, con la bocca semiaperta. Voltò la testa dall'altra parte, corrugando la fronte. "Kristine, aspettavo il momento giusto, e in questi giorni ci siamo visti poco. E poi non voglio, non con i miei amici davanti." Alzò lo sguardo al cielo, poi lo riportò sulla grande distesa d'acqua propriò lì, a pochi metri da loro.
"Guardami, Ar. Per favore."
Non disse nulla, limitandosi ad accontentarla. Vide i suoi occhi lucidi.
"Perché?"
"Te lo spiego quando ti sarai calmata."
"Fai quello che vuoi."
"Io? Sempre."
"Ti odio."
"Non dirmi così."
"Sei tu che ti fai odiare."
"E tu non odiarmi."
"Ti amo."
"Ti amo anch'io."

Nessun commento: