venerdì 8 maggio 2009

Ad occhi chiusi

Aspetto ancora una tua telefonata, A., da quasi tre anni. E non riesco proprio a convincermi che non ritornerai più. Dovevi almeno avvisarmi prima di sparire, diamine, avresti dovuto farlo.
E ho persino paura ad entrare in quello stramaledetto bar. Ogni volta che torno a casa, dico che forse è arrivato per me il momento di levarmi questo dente, ma in questi tre anni ne sono successe di cose, cara A., ed io in quello stramaledetto bar ancora non ci ho messo piede. Autunni e inverni e temporali e notti di stelle cadenti, evidentemente non dipende da loro. Evidentemente il problema è un altro. Dico anche che non me ne importa granché: sarà semplicemente una paura stupida di scoprire che forse, e dico forse, sarebbe stato meglio restare col dubbio acceso.
Eppure sono così bravo a parlare con la gente assicurando loro che "credo che la cosa migliore sia cercare di vivere in modo da non avere rimpianti". Invece la realtà è un'altra: sono un cagasotto. Con cognizione di causa e presa coscienza di tutte le sfaccettature del termine e di tutto ciò che può comportare concretamente nella mia vita sociale, lo affermo convinto e con prove alla mano, ma fortunatamente sono abile a non farlo, e farmelo, pesare più di tanto.

Poi, poi, due piccole puntualizzazioni che mi sembrano doverose, di questi tempi.
Tu, sfrontata sfacciata che non sei altro, che ne approfitti della mia cordialità per prenderti confidenze pericolose. Non chiamarmi più Cicciobello, che neanche ci conosciamo. E non ripeterlo con insistenza: conosco le tipe come te. Almeno potevi dirmi il tuo nome, prima. Ma lo so lo stesso come ti chiami, cosa credi, che non ho usato i miei potenti mezzi per cercare informazioni sul tuo conto? E non esaltarti, è stata solo una semplice curiosità che ho voluto levarmi, niente di personale. In fondo non ce l'ho con te, però stai molto attenta. So che sei fidanzata, quindi evita di fare l'oca con me, che non attacca.
E poi tu, che riemergi dal passato in questo modo brusco. Anche su di te ci sarebbe da dire molto. Perché non riesco a decifrarti? Questa cosa mi infastidisce alquanto. So talmente poco di te, che potrei scriverci un intero libro di fogli bianchi e dargli il tuo nome come titolo. Sei bellissima, non c'è alcun dubbio, lo penso da un anno e mezzo ormai, di quella rara bellezza che sa d'innocenza e di cocenti delusioni. E sembri anche una persona interessante quanto basta per non annoiarsi, ma non ho approfondito in questo senso, sarebbe inutile sprecarci parole. C'è di te quell'aria introversa, quella timidezza così pura e quello sguardo che ha il sapore di un segreto celato chissà dove, che mi fa addirittura riconsiderare nel quadro apparentemente immutabile delle scelte della mia vita, una delle più importanti. Che non sia la molla in grado di spingermi davvero a cambiare molte cose scomode? O forse è solo il temporaneo momento d'euforia inconsapevole.

Spore d'incanto al recente concerto dei Marlene Kuntz. La poesia l'ho sentita scorrere dentro di me, seppure per poco tempo, come fosse un dolce supplizio di pelle strappata e tirata via con la forza per mettermi a nudo, inerme e fragile. E tremante, di vibrazioni calde e malinconiche. Un gioco da ragazzi nuotare a occhi chiusi nell'aria pesante, pronta a crollarmi addosso senza sapere quando. Mi sono sentito schifosamente solo, più piccolo di niente e con l'oceano intero in una mano, pronto ancora una volta a emozionarmi nel profondo. Grazie.

Qualche giorno fa, la sconfitta: ma l'ingenuità è destinata a terminare. Lo so.

2 commenti:

Asha Sysley ha detto...

Si è soli anche in mezzo alla folla e, talvolta, non ci vuole neanche molto.
Il non completamento delle nostre azioni fa si che idealizziamo molto quello che non è stato tramutandolo in quello che poteva essere al meglio.
La nostra passione tinge di rosso ogni nostro respiro portandoci a pensare ripetutamente, anche per molti anni a quel tocco a quella mano che c'è stata sfiorata in quell'attimo di eternità che poi abbiamo perduto.
Ma la vita è tutto questo, è fatta di emozioni e chi non ne prova rimane sempre allo stesso livello.
Chi riesce, come te, a provarne di grandissime e bassissime, riesce ad apprezzare la vita e ad andare avanti ricercando quegli stimoli veri che sono le sensazioni.
Continuo a sentirti mio caro ragazzo dalla mente di uomo. Il tempo ha fatto un lavoro doppio sulla mente e sull'anima.
E se fossi un Dorian Gray d'altri tempi, sorriderei al tuo quadro che invecchia

Lorenzo ha detto...

sono in attesa di approvazione da troppo tempo
e se fosse la mia sarebbe anche normale
ma il tragico è
che è quella di una stronza
a volte riesco ad essere di una stupidità che imbarazza persino me stesso.