mercoledì 23 settembre 2009

Archivi

Sembra che tutto stia procedendo proprio come doveva già essere stato, come in fondo deve andare. Come fosse stato già scritto e previsto da qualche parte. Come è giusto che sia.
Sì, sì, penso che questa lunga e statica assenza e l'apatia dinamica dei mesi scorsi siano in un certo senso collegate. Un'estate piena di vita, fitta, densa, così incessante da diventare eterea, vuota. Perché si può andare dappertutto e non stare neanche un minuto fermi senza raggiungere nessun luogo, e accorgersi di trovarsi nello stesso identico punto di prima. Poco tempo per pensare, poco tempo per scrivere. Ancora meno per rimanere soli con se stessi quel tanto che basta per rendersi conto di quanto professionalmente siamo in grado di buttare il nostro tempo.

Solo vecchie scartoffie e fogli senza alcuna utilità riesco a trovare qui, nella mia stanza piena di ricordi. Forse è giunto il momento di mettere ordine. La cosa migliore sarebbe anche azzerare le idee e ripartire da questa flebile speranza, che non riesco a scrollarmi di dosso da un po' di giorni. Così sottile e allo stesso tempo tenace, come a prendersi beffe del mio cinismo immotivato. Si ricomincia, questo è vero. Ma è importante in che modo lo si fa, e le premesse finora non sembrano poi tanto male. Andrà davvero come è giusto che sia? Giusto... bah. Troppe complicazioni, la trama è tanto lineare quanto sfuggente. Trama sinuosa e ambita. Ma la afferrerò, costi quel che costi. Ti afferrerò. Sei mia.

Non ho molto da dire su di me, in effetti. Ho ancora i rimasugli di un incessante senso di vacuità. Una cosa positiva è che sono riuscito a levarmi di recente un sassolino che avevo da più di un anno in una scarpa, gettandolo via con noncuranza. Posso sfogarmi un minimo, senza esagerare? Per una volta sì, dai. Parlo di A. e H., che mi hanno deluso a dei livelli che pochi avevano raggiunto. Ho scoperto tutto, sapete. Un piano ordito alla perfezione contro di me, e quasi riuscito. Ma alla fine cosa vi resta? Soltanto la vostra stupida voglia di ferire il prossimo e di credere di primeggiare. La vostra insensata bramosia di interpretare un ruolo da protagonisti nel teatro della vergogna. Tanti applausi a comando, mentre fate ciao con la manina all'onore a alla dignità. Primedonne dei miei stivali. Quanto rancore represso! Però ce l'ho fatta, e sono contento. Perché alla fine ho preso la decisione più appagante e al tempo stesso meno invasiva: l'indifferenza. Voi non sapete che io so, e mai lo saprete. Non ve la meritate nemmeno, la mia pubblica denuncia. Meglio che nessuno sappia fino a che punto vi siete spinti, sì, ora è tutto finito, è soltanto il momento di rendervi conto di quanto siete infimi e ridicoli, ma fatelo, lo dico per voi. Finalmente calma piatta, fronteggio emozioni piuttosto forti a viso aperto, le domo, le intrappolo, le assimilo, sono mie adesso, posso dirmi soddisfatto, una volta tanto. Sì, ora è tutto finito.

Giro per la terza e ultima volta la pagina.
Ho sonno. Dormo poco, penso. Leggo, parlo solo delle cose che non ho paura di affrontare mentre penso a ciò che non dico. Ho bisogno di riposare. Arrivo.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

"Tutto finisce, tutto passa, l'acqua scorre e il cuore dimentica."
E il vuoto resta, aggiungo io.

Asha Sysley ha detto...

Ascolta la canzone.
E' vera, è vero.
Esiste.

Allora continuiamo a camminare.

Ci troveremo, prima o poi.

NERO_CATRAME ha detto...

Porte chiuse,porte importanti,se ne sente il suono sui cardini,lo scricchiolare del loro legno,il rumore della molla della serratura che metallico le serra.Ora si è più leggeri,non ci si è mai fermati,solo un momento che sembra statico,ma è la mente che pensa a ciò che si muove e a ciò che è rimasto fermo.Passi,magari più lenti,ma sempre avanti.