mercoledì 4 marzo 2009

Divenire

I giorni passano veloci, ora.

Ascolto Einaudi nelle cuffie bianche, col filo sotto la felpa nera, aspettando dentro un tram verde, nel grigiore di una mattina immersa di nebbia e umidità, che il tuo sorriso mi riaffiori sempre più nitidamente in testa. E ti penso, tra canzoni e odori di gente in viaggio, come me.

Non avrei mai creduto che gli eventi e le situazioni vissute nelle ultime settimane potessero realmente arrivare e bussare, così all'improvviso, alla soglia della mia piccola sconosciuta porta, e prendermi e scuotermi e trascinarmi. Colpito, lo sento, un po' bruscamente alla sprovvista, un po' in fremente e consapevole attesa, deciso a non perderne nemmeno un secondo, mi sono tuffato senza assicurare la fune all'ormeggio. Ora ascolto il rumore delle onde, del riflusso.

La fune cade giù, la vedo chiaramente. La parte arrotolata quassù, su questo grosso scoglio di cemento, si assottiglia sempre più. La cosa giusta da fare sarebbe quella di afferrarne l'estremità, prima che sia troppo tardi. La cosa giusta. Osservo immobile la corda, in fibra di nylon attorcigliato, cadere giù un po' alla volta.

Penso che ci sia poco da fare, e tanto da aspettare. Nella mia stanza il rombo di un tuono distrae la mia mente dalle difficoltà, contorce sensazioni, spiana per bene il posto a una nuova rassicurante calma. Il Twinings vanilla è troppo caldo, ma riporta miracolosamente il treno nei suoi binari di realtà e ricordi recenti.

Libri in spalla, scendo dal tram e inspiro a occhi chiusi aria gelida. Un oculista per queste pupille sempre dilatate, e magari già che ci sono tagliare un po' i capelli. E farmi prestare un quaderno di appunti delle lezioni di calcolo, nemmeno questo sarebbe un proposito poi tanto sbagliato. Non può esserci niente di più insensato adesso, niente di più stupido, di più incoerente, che seguire questa ovvia e ragionevole strada avanti a me, di asfalto, auto in fila nel traffico e bar semivuoti. Capire il mio ruolo sarà la sfida dei prossimi giorni, forse mesi. Sono pronto, pugni stretti, pelle d'acciaio intorno a un cuore di vetro.

1 commento:

Lorenzo ha detto...

cercare il tuo ruolo
e non trovarlo mai
fa rimanere giovani...

le parole sono inutili...